“Giornale
d’Italia” e fu ripreso il giorno successivo dagli
altri quotidiani )(5); la trasformazione dell’Ufficio Demografico
Centrale in Direzione generale per la Demografia e la razza (17
luglio); la diffusione del comunicato del Pnf che accusava gli
ebrei di costituire “in ogni nazione … - coi loro
uomini e coi loro mezzi- lo stato maggiore dell’antifascismo”
(25 luglio)(6) .
Nello stesso mese l’uscita del primo numero di una nuova
rivista quindicinale- “La Difesa della razza”, inizialmente
stampata in 140.000 copie- “sancì definitivamente
la fortuna del nuovo vangelo del razzismo biologico.
Nei mesi successivi, prima attraverso l’emanazione di singole
disposizioni amministrative, poi, a novembre, con il varo di un
sistematico apparato di norme legislative( Regio Decreto Legge,
17 novembre 1938, n. 1728 (7)), alcune decine migliaia di cittadini
italiani vennero sottoposti ai meccanismi discriminatori più
odiosi in quanto “appartenenti alla razza ebraica”:
dall’espulsione da tutte le scuole del Regno per studenti
e insegnanti alla proibizione di contrarre matrimoni “misti”,
dal divieto di prestare servizio militare alle limitazioni nella
proprietà di terreni, aziende, imprese e immobili, dalla
radiazione dagli albi professionali all’esclusione dagli
impieghi pubblici.
Un complesso di prescrizioni vessatorie la cui severità
non aveva precedenti in Europa, neppure nella Germania hitleriana
(dove la completa “arianizzazione” della scuola pubblica
fu realizzata due mesi dopo rispetto all’ Italia) e che
finì per fare assumere alla persecuzione fascista i caratteri
di un organico e pervasivo antisemitismo di Stato(8) .
Negli anni seguenti, un susseguirsi di ordinanze, circolari, misure
amministrative, completò la progressiva emarginazione degli
ebrei dalla vita politica, sociale, economica, creando di fatto
“un ghetto non tanto fisico quanto psicologico” (9).
1.
3. A stabilire metodi, obiettivi, tempi, della legislazione antiebraica
fu innanzitutto Mussolini, con una decisione che, pur assunta
nel quadro della sempre più stretta alleanza con il Fuhrer,
non scaturì tuttavia da pressioni o da richieste ufficiali
di Berlino(10).
Né tale svolta ebbe esclusiva origine dalla cinica e opportunistica
volontà del Duce di allineare l’Italia fascista alla
politica antisemita dell’alleato tedesco(11) . Oltre che
di spregiudicate ragioni di
(5)“Il
concetto di razza è puramente biologico […] La popolazione
dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine
ariana e la sua civiltà ariana […] E’ tempo
che gli italiani si proclamino francamente razzisti […]
Gli ebrei non appartengono alla razza italiana […] ”
: queste alcune delle affermazioni contenute nel testo. Il documento,
noto anche Manifesto degli scienziati razzisti, apparve il 14
luglio1938 sul “Giornale d’Italia” e fu ripreso
il giorno successivo dagli altri quotidiani. Il testo integrale
è contenuto in R. De Felice, Storia degli ebrei italiani
sotto il fascismo, Einaudi, Torino 1993 (4 ediz.), Appendice,
pp.555-556.Per il ruolo svolto dagli studiosi di scienza alla
campagna razziale, cfr, G. Israel, P. Nastasi, Scienza e razza
nell’Italia fascista, il Mulino, Bologna 1998.
(6)Il testo integrale è contenuto in R. De Felice, Storia
ebrei it. fasc., cit., Appendice, pp557
(7)Il testo – comparso con il titolo di Provvedimenti per
la difesa della razza italiana- è contenuto in E. Collotti,
Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, Laterza,
Roma-Bari 2003, Appendice, pp.193-197.
(8)Lo stesso ordine di espulsione per tutti gli ebrei stranieri
(R.D.L. 1381, 7 settembre 1938) costituì un provvedimento
di inedita durezza contro gli esuli e i rifugiati (specie in un
periodo caratterizzato dal rapido estendersi delle legislazioni
antiebraiche in molti Paesi europei) Per una ricostruzione complessiva
della vicenda degli ebrei stranieri, cfr. K. Voigt, Il rifugio
precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, La Nuova Italia,
Firenze 1993-1996, 2 voll.
(9)L. Picciotto Fargion, Per ignota destinazione.Gli ebrei sotto
il nazismo, Mondatori, Milano 1994, p. 60. Fra le altre restrizioni,
agli ebrei fu proibito di commerciare in preziosi, libri, articoli
per bambini, oggetti sacri; di esercitare l’attività
di affittacamere e di portiere di stabili; di tenere alle proprie
dipendenze domestici “ariani”, possedere apparecchi
radio, comparire con il proprio nome sugli elenchi telefonici;
di recarsi in località di villeggiatura, accedere alle
biblioteche pubbliche, far parte di associazioni culturali e sportive;
di esplicare qualsiasi attività nel settore dello spettacolo.
(10)M.Michaelis,Mussolini e la questione ebraica, trad. it., Edizioni
di Comunità, Milano, 1982. Le principali tappe dell’avvicinamento
fra Italia fascista e Germania hitleriana furono: la nascita dell’Asse
Roma-Berlino (1936), suggellato dal comune intervento nella guerra
civile spagnola; il Patto Antikomintern (1937), cui aderì
anche il Giappone; il “Patto d’acciaio”, siglato
alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
(11)Cfr. per questa interpretazione R.De Felice, Storia ebrei
it. fasc., cit., p. 192: “... in questa “conversione”
il peso dei nazisti e della Germania fu determinante,ma non diretto:
[...].L’allineamento anche in questo settore della politica
italiana a quella tedesca fu sentito “necessario”
e fu voluto da Mussolini e dalla maggioranza dei fascisti come
indispensabile per una realizzazione totalitaria dell’asse”.